Вышла рецензия в 23 (!) номере итальянского журнала Tritacarne (в том числе и в бумажной версии). Ниже - полный текст на итальянском:
Questo é un album che dividerà. Ma soprattutto scontenterà, lasciando perplessi la maggior parte di tutti coloro che avranno l’ardire di mettersi all’ascolto. Non ci sono alternative. La proposta dei DER FINGER é talmente dirompente da non ammettere altre soluzioni II duo russo composto da Anton Efimov chitarra, basso ed effettistica ed Evgenia Sivkova sax, batteria, clarinetto, mandolino e voce ha realizzato infatti un album che non abbiamo paura a definire epocale che però si scontrerà con la pigrizia che attanaglia la maggior parte di tutti coloro che si approcciano all’estremismo musicale. C’é ancora infatti una larga sacca di resistenza che non ha intenzione di andare oltre il proprio standard auricolare e che si lascerà spaventare dalla durata e dall’intransigenza sonora di "Le cinque stagioni”. Non siamo qui per cercare di convincere nessuno a rivedere i propri schemi. Non ci interessa. Vogliamo solo tessere le lodi di un disco che oltre a dare del tu alla musica rappresenta un ottimo esempio di moderna sperimentazione jazzistica che sfocia nel noise. Libertà é il termine che pensiamo meglio possa rappresentare il disco dei DER FINGER. Libertà di andare oltre senza curarsi di quello che possa essere il risultato. Libertà di infrangere le regole su cui si regge il music business. In questo ultimo loro lavoro il primo sotto Toten Schwan i due si sono avvalsi della collaborazione con il padre di Evgenia, Edward Sivkov, sassofonista d’avanguardia dedito al free jazz. Ulteriore segno che per DER FINGER non esistono limiti invalicabili. Se sperimentazione deve essere quale migliore jolly da giocare che non il free jazz? Concettualmente l’album é un tributo a Robert Anton Wilson e alla sua trilogia fantascentifica "Gli Illuminati”. I titoli dei brani infatti riprendono le cinque stagioni del calendario degli Illuminati., ognuna composta da 73 giorni, che rappresentano le varie fasi dello sviluppo del caos nel ciclo eterno della vita. É ovviamente, anche un voluto gioco di parole che richiama con l’italiano del titolo, "Le quattro stagioni” di Vivaldi, omaggiate in apertura con un piccolo campionamento. L’ascolto é, come detto, tutt’altro che semplice e la comprensione per Nonea immediata, ma non possiamo sempre porci all’ascolto di un qualcosa che sappiamo esattamente dove stia andando dopo poche battute. Coi DER FINGER questo è un rischio che non si corre. Sono in grado di portarvi ovunque e in qualunque momento con il loro free jazz misto a componenti drone/noise. É un album che ha un effetto spiazzante e per certi versi fastidioso, ma è a nostro avviso proprio questa difficoltà nell’individuazione di una linea melodica netta, definibile e distinguibile il suo punto di forza. Se riuscite a passare indenni i venti minuti del primo pezzo il resto è tutta discesa. Per chiudere il cerchio concettuale orchestrato dai due che ricordiamo essere oltre che musicisti anche affermati scienziati, visto che Anton lavora in un laboratorio di bionanotecnologie ed Evgenia ha appena ultimato il suo dottorato in astrofisica sottolineiamo come DER FINGER sia un progetto che non lascia Nonea al caso nemmeno in sede di presentazione. Si definiscono infatti come un ”minimalismo dark jazz” che unisce il positivismo della scienza al simbolismo decadente mutuato dall’Art Noveau del secessionismo viennese a cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX. Da qui la scelta di opporre all’inglese, lingua jazzistica per eccellenza, il decadente tedesco. Più chiaro di così...